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Sanremo, il giorno dopo

 

Un altro Sanremo è finito e per noi addetti ai lavori assomiglia un po’ al Natale. In quel periodo non si fa un cazzo, c’è un clima allegro di grandi aspettative per l’estivo e dentro di te sai che finiti quei giorni si reinizierà a lavorare senza sosta.

Sanremo è (veramente) il più importante appuntamento per la vita musicale in Italia e, direttamente o indirettamente, tutta l’industria di settore italiana ne è coinvolta. Sanremo è anche il punto massimo di esposizione che un artista può avere, da partecipante come da ospite.
Da sempre sosteniamo che il vero problema della musica live in Italia è l’assenza di un “megafono” che porti alla ribalta gli artisti estranei ai giochi di potere (e non mi va di spiegare ora quali sono). All’inizio lo chiamavano “alternativa”, poi è diventata “indie”, ora qualcuno la vuol chiamare “ITpop” e c’è addirittura chi la chiama ancora “emergente”. Possiamo chiamarla come preferite voi, non c’è problema, tanto per noi la differenza non è nel nome che si sceglie di darle ma nel modo in cui si diffonde e fidatevi ne esistono solo due: la radio/tv e la musica dal vivo. La prima è calata dall’alto, la seconda nasce su una selezione del pubblico, e cresce di live in live, dal posto di merda al club al palazzetto. 

Lo stato sociale è forse l’emblema di questo mondo. Il nostro primo live con loro è di sette anni fa, nelle provincia remota in pub a tema Pirati, un cachet che non copriva manco le spese ed una trentina di presenti. Fra un localino, un soldout ed anche qualche defaiance siamo arrivati a ieri, quando hanno vinto moralmente il Festival di Sanremo. Sono loro i vincitori, perché ancor prima che iniziasse il festival sapevamo tutti che vincevano Moro e Meta, perché sono stati gli unici a portare una canzone allegra in un edizione veramente dal tono minore, perché hanno divertito ed hanno saputo miscelare intrattenimento e musica, perché hanno battuto al televoto una come Annalisa che sul televoto ci ha costruito una carriera, perché sono andati in tv a fare Lo Stato Sociale.

E’ stata questa la loro forza, andare a Sanremo ed essere se stessi senza commettere gli errori fatti in passato dalle band del nostro mondo. Non hanno provato a diventar fare il popradiofonico, non hanno cercato di impostare il tutto sul tecnicismo, non si sono alzati ad un livello superiore, non hanno iniziato a giustificarsi della partecipazione trovando un motivo (scusa) della loro prosenza li. Sono stati li e li abbiamo visti come li avevamo visti centinaia di volte: cazzari e sinceri.

Per questo vogliamo ringraziarli. Per aver invaso il mondo della radio/tv senza mettersi il vestito buono, senza aver cambiato idea e senza aver accettato compromessi. 
Grazie.

Non sappiamo ora come andranno le cose e in realtà non ci interessa saperlo oggi. Domani penseremo alle classifiche, ai concerti, a valutare se tutto ciò ha giovato o meno alla scena. Intanto godiamoci il clima di festa che tanto saremo comunque in prima fila a saltare con voi al loro prossimo concerto.

Grino Pelle

pro@uffi.com

Direttore di Produzione in Ufficio K. Operaio della Musica e della Vita. Collezionista di ricordi.